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  • Coalizione Civica EV

Liste civiche e popolari per l’Empolese Valdelsa - La nostra proposta

Aggiornamento: 18 feb 2019

Premessa

Siamo di fronte ad un allargamento della popolazione povera, un aumento delle diseguaglianze, nuove forme di emarginazione, una perdita di certezze e speranze sul presente e sul futuro ed un blocco della mobilità sociale che diventa spesso regressione in un impoverimento sia economico che culturale che arriva fino alle classi medie. Tutto questo genera una domanda profonda di protezione nei confronti di un mondo che esclude e di una politica che non riesce più a garantire le certezze di un tempo. In assenza di una risposta popolare di sinistra, la destra ha avuto gioco facile nel trasformare questa domanda di protezione in un conflitto verticale tra ultimi e penultimi in termini di ordine pubblico (il tema della sicurezza) o orizzontale di priorità raziale o culturale, secondo dinamiche purtroppo già tristemente notenella storia.


I risultati delle ultime elezioni politiche, poi confermati nelle elezioni amministrative successive, hanno posto con forza alla sinistra il tema del recupero di una centralità culturale e strategica. C’è stata una frattura evidente tra il centro-sinistra di governo di questi anni che magnificava la propria azione e le fasce di popolazione tradizionalmente rappresentate che sperimentavano l’approfondirsi delle diseguaglianze e la crisi economica permanente. Tale situazione si è resa evidente non solo a livello nazionale, ma anche nei livelli locali. Con il rischio di un’assimilazione culturale tra le politiche fallimentari degli ultimi governi e la parola ‘sinistra’.


Dobbiamo farci carico di queste fratture profonde e crediamo che un recuperato protagonismo del ‘pubblico’ possa invertire questa dinamica. L’egemonia neo-liberista che ha caratterizzato i diversi governi degli ultimi anni ha assimilato l’assistenza all’assistenzialismo, la gestione pubblica all’inefficienza e allo spreco, ha di fatto cancellato o fortemente ridotto il ruolo degli Enti Locali proprio nella loro funzione di punti di riferimento e di coesione delle comunità locali. Riducendosi ad essere meri gestori o regolatori di servizi svolti da altri in un mercato sempre più aggressivo in cui gli interessi privati rischiano di guidare le scelte, gli Enti locali hanno perduto molta della loro capacità di risposta ai bisogni profondi delle proprie comunità, prima fra tutte quella appunto di protezione. I comuni devono tornare ad essere parte attiva nella società, riappropriandosi del proprio ruolo di agenzie non solo di erogazione di servizi, ma di trasformazione e di promozione sociale. La vera sicurezza si ottiene perseguendo la sicurezza sociale, mentre purtroppo abbiamo visto declinare anche nei nostri comuni un approccio securitario al disagio e all’emarginazione.


Ci colpisce l’involuzione della principale parte politica dell’attuale opposizione al governo (ma principale punto di potere nel territorio empolese valdelsa), cioè il PD, nel quale si è imposta (da tempo, non solo negli ultimi anni) una piena accettazione della concezione liberale che riduce la politica a una competizione tra élites su un terreno neutrale.


È necessaria pertanto una discontinuità strategica e culturale del ruolo dei comuni e del pubblico in generale. Le nostre proposte si propongono di declinare concretamente questa prospettiva.


Una proposta popolare e di sinistra

La nostra visione, pur tenendo conto di peculiarità e specificità territoriali, riguarda la zona territoriale Empolese Valdelsa perché storicamente proprio la coesione e visione comune ha impedito l’assimilazione alla periferia fiorentina urbana o agricola. L’autonomia (pur non separatezza dalle dinamiche sociali più generali!), è stato un fattore di sviluppo, il cui venir meno negli ultimi anni ha contribuito alle difficoltà del presente. In questo contesto dobbiamo restituire forza alle istituzioni di area e all’Unione dei Comuni, ma correggendone le carenze in particolare in 2 termini di capacità di rappresentanza democratica (elezione diretta dell’assemblea), di efficienza dei servizi messi a comune e di partecipazione dei lavoratori. Il tutto, nella prospettiva della necessità di un riassetto complessivo delle istituzioni sovra-zonali, dopo i disastri combinati dagli scorsi governi relativamente alle Province.


Vorremmo essere motore di un’aggregazione dal basso di quelle istanze presenti nella società che condividono con noi la necessità di una revisione radicale delle politiche, di rompere i blocchi di potere e di interesse consolidati e sedimentati, per far ripartire con più forza politiche di uguaglianza, difesa dell’ambiente e del lavoro e restituire speranza e dignità a tante persone che non si sentono rappresentate o che la rabbia e la delusione ha spinto a destra o verso i 5 Stelle. La nostra non può essere che una prospettiva civica, che valorizzi tutte le esperienze associative e si apra ai movimenti e persone che animano, spesso con forte impegno civile, il nostro territorio. Ciò non significa rinnegare l’esperienza dei partiti (spesso di contenute dimensioni), ma assumersi la responsabilità di ammetterne la non autosufficienza e la necessità di rinunciare a primati politici.


Per questo pensiamo sia opportuno promuovere un dibattito aperto con tutti coloro, singoli cittadini, partiti o associazioni, che si riconoscano in questo manifesto per definire punti programmatici comuni di un soggetto civico di sinistra capace di presentare liste unitarie in ogni comune, a prescindere dalla dimensione demografica. Liste che rappresentino una svolta rispetto alla sommatoria dei piccoli satelliti della sinistra, utile solo a dinamiche di ceto politico, e che invece valorizzino le energie migliori di quel ‘popolo di sinistra’ costruendo un luogo dall'identità chiara, ma non chiusa su sé stessa, radicale, ma non minoritaria, forte, ma aperta al cambiamento. Da ciò può derivare una lista in ogni comune che abbia ben definita la propria idea di territorio e che su questa sia disponibile a muoversi in una cornice di zona, ambendo a governare e ricercando eventuali convergenze con quanti, nei singoli comuni, intendano percorrere la stessa direzione di cambiamento.


Siamo duri avversari delle destre e ci poniamo in alternativa alle politiche fin qui seguite dal centro-sinistra incarnate da un PD in quest’area particolarmente schiacciato sulle posizioni nazionali. È forte la nostra preoccupazione che continui ad affermarsi la destra peggiore, che ha già dato prova di disprezzo dei valori della Costituzione antifascista ed in generale del tema dei diritti. Crediamo che alla drammatica richiesta di cambiamento, espressasi in quel modo nelle urne delle ultime elezioni politiche, non si possa rispondere con il ‘serrate le righe’ intorno a chi rappresenta la più granitica continuità: è logicamente incomprensibile e semplicemente inefficace. È surreale pensare che il rimedio possa stare in soluzioni posticce ed estemporanee comunque subalterne ad un ceto politico incapace di reale autocritica, autoreferenziale e indisponibile a rimettere in discussione le politiche che questa situazione hanno contribuito a generare.


Noi crediamo che per battere le destre occorra ripartire dalla consapevolezza della frattura laddove si è creata, che non è tra gruppi dirigenti o partiti, ma tra politica e ampi strati della società sempre più poveri, insicuri e incerti. Non basta rivendicare principi, valori o lo stesso nome ‘sinistra’, e nemmeno gridare genericamente ai barbari alle porte. Dobbiamo avere il coraggio e la forza di riprendere in mano le contraddizioni, i bisogni e il conflitto sociale e farsene carico, aprendo un fronte nuovo dove il civismo solidale in chiave municipalistica riempia di significati concreti e nuovi la parola ‘sinistra’. Occorre offrire una nuova opzione di rottura e riscatto a chi ha pagato il conto fino a qui.


Tra le preoccupazioni di ordine generale che abbiamo c’è soprattutto quella di un certo indebolimento, nel nostro Paese, dei valori della Costituzione. Questi, infatti, non dovrebbero essere difesi solo in occasione di certi momenti elettorali; è necessario, invece, un quotidiano corpo a corpo, per riaffermare i principi contenuti in molti articoli, particolarmente quelli che connotano una democrazia dell’uguaglianza (e non solo quella decidente) e dei diritti sociali, oltre che i diritti civili. Anche nelle scelte locali.


Sappiamo che anche la lealtà ai valori democratici è una questione di identificazione collettiva. Noi tutti agiamo e scegliamo non solo con processi razionali, ma anche – se non soprattutto – con affetti ed emozioni che muovono il desiderio. Per questo vogliamo mettere in campo grandi cambiamenti di persone, temi, parole e modi di fare. Vorremmo rilanciare una politica che torni a parlare di cose e non di fuffa, che sia pratica e visionaria.


Temi principali

Vogliamo suscitare energie per pensare assieme le nostre città ed i nostri paesi tra dieci anni. Per trasformare i nostri desideri in progetti concreti e realizzabili. Lo vogliamo fare tenendoci insieme perché sovracomunali sono la maggior parte delle scelte importanti che ci capiterà di dover fare. Naturalmente le specifiche necessità dovranno essere dettagliate comune per comune, sempre guidati da riferimenti costanti di giustizia sociale, solidarietà e sostenibilità ambientale. Il lavoro che ci attende nelle prossime settimane è riempire di proposte concrete la lunga lista di argomenti che segue. Temi che necessitano di una correzione di rotta rispetto agli ultimi anni e della rimessa al centro dell’interesse collettivo.


Ambiente e Territorio

  1. Acqua: vogliamo il rispetto dell’esito del referendum e la ripubblicizzazione del servizio idrico

  2. Rifiuti: vogliamo riportare la gestione entro l’ottica della missione etica del miglioramento ambientale, rafforzando tutte le tappe della filiera dalla diminuzione dei rifiuti alla fonte al potenziamento del riuso, al rafforzamento e rilancio delle raccolte differenziate e degli impianti relativi.

  3. Messa in Sicurezza del Territorio e in particolare delle aree a rischio idrogeologico (vista anche la velocità dei cambiamenti climatici).

  4. La nostra agricoltura deve tornare ad essere un volano importante per uno sviluppo improntato a principi di sostenibilità ambientale e salubrità alimentare, puntando decisamente su processi di qualità e metodi biologici e naturali e sulla valorizzazione della filiera corta ed etica. Vogliamo dare a tutte le mense alimentari (asili, scuola, ospedali etc.) i buoni prodotti del nostro territorio.

  5. Urbanistica: dobbiamo azzerare il consumo di nuovo suolo, recuperare e riqualificare l’esistente, rilanciare la partecipazione reale dei cittadini alle scelte di pianificazione. Il verde urbano è uno dei principali fattori di sostenibilità della citta. Vogliamo curare i nostri alberi e piantarne di nuovi, vogliamo un piano del verde urbano in ogni comune. Bisogna accompagnare la riconversione ecologica del tessuto produttivo (APEA), evitando una disordinata dispersione delle aree industriali, coordinandone a livello dell’empolese valdelsa la pianificazione e i servizi. È necessaria una maggiore cura di periferie e frazioni.

  6. Un piano per il risparmio energetico e una ulteriore promozione delle fonti rinnovabili di approvvigionamento.

  7. La mobilità qualifica la nostra vita. Ne cadenza i tempi e ne determina ritmi di vita umani o la freneticità. Vogliamo che il sistema della mobilità ciclabile esca dalla perenne fase progettuale per diventare solida ed estesa realtà. Vogliamo rivedere e rilanciare il Trasporto Pubblico Locale.

Scuola e Cultura

  1. Gli asili nido sono un servizio fondamentale a cui hanno diritto tutti i bambini e le bambine. Vogliamo azzerare le liste d’attesa, incrementare la risposta pubblica, contenere le tariffe.

  2. La scuola è inclusione e promozione sociale. Investiremo sulla didattica, sulla formazione degli insegnanti, sull’innovazione per crescere insieme. L’obiettivo deve essere non solo il ‘saper fare’, ma anche e soprattutto il ‘sapere’ ed il ‘saper essere’. Serve un piano di investimenti infrastrutturali per la sicurezza e la riqualificazione degli edifici e per avere spazi adeguati per la didattica.

  3. Cultura, con particolare riferimento a biblioteche e musei, dovrà essere un settore di particolare impegno e promozione

Protezione e sviluppo sociale

  1. Il lavoro che i nostri comuni utilizzano quotidianamente è, per una parte sempre crescente, lavoro in appalto. Questo provoca non solo il peggioramento delle condizioni di lavoro e di reddito per tanti lavoratori; con la palese ingiustizia di lavoratori che svolgono le stesse mansioni con condizioni normative ed economiche diverse; ma anche un minor controllo della qualità dei servizi senza, peraltro, apprezzabili comprovati risparmi. Noi ci battiamo per invertire questa follia e perché sia possibile reinternalizzare almeno le funzioni fondamentali anche attraverso l’impiego di società pubbliche in-house. In ogni caso intendiamo tutelare i lavoratori degli appalti, evitando le gare al massimo ribasso, applicando la clausola sociale, verificando la congruità del costo della manodopera con riferimento ai CCNL promuovendo, all’interno dei cantieri dei lavori pubblici del Comune, la metodologia dei “cantieri trasparenti”. È possibile pensare di utilizzare beni immobili comunali e le terre incolte per creare nuove occasioni di lavoro.

  2. La casa è un diritto fondamentale. L’edilizia pubblica è bloccata da anni. Occorre un piano straordinario per l’edilizia popolare che preveda fondi per ristrutturare l’esistente e per ampliare il patrimonio disponibile. Occorre incrementare il fondo affitti, potenziare gli interventi per l’emergenza abitativa ed improntarli alla tutela della dignità delle persone coinvolte, in particolare garantendo il mantenimento dell’unità familiare.

  3. La politica per le disabilità non può che basarsi su progetti personalizzati di vita e sostegno all’inserimento a lavoro, rifiutando ogni tentazione di ritorno a modelli istituzionalizzanti e ghettizzanti. Vogliamo intensificare l’impegno contro tutte le barriere architettoniche nei servizi e nelle strutture.

  4. L’immigrazione è un tema che richiede il cambiamento delle politiche nazionali, ma un ruolo di maggiore protagonismo dei comuni sia necessario per uscire dalle logiche emergenziali e sviluppare tutte le potenzialità di interazione positiva. Il fenomeno della tratta in particolare di donne giovanissime richiede interventi dedicati e continui. È importante promuovere il ruolo delle associazioni (sportive, culturali, sociali, …), esse svolgono una funzione centrale nel processo di coinvolgimento e di positiva interazione delle comunità locali con i cittadini stranieri.

  5. Sulle politiche sociali dobbiamo strutturare risposte non emergenziali che si prefiggano di offrire possibilità di reinserimento a tutti e con a base la coscienza della grandezza del problema assistenza agli anziani. La delega dei Servizi Sociali alla ASL anziché produrre sinergie e integrazione socio sanitaria, ha provocato allontanamento e disinteresse delle istituzioni e della politica dalla programmazione delle Politiche Sociali e dei Servizi a questa collegati, mascherando spesso un progressivo smantellamento del Servizio Sociale. La sostituzione delle assistenti sociali in pianta organica (già carente) con persone assunte col lavoro interinale o da cooperative rende di fatto impossibile garantire la continuità di presa in carico e quindi la proposta di un progetto personalizzato. La chiusura del Centro per i bambini e le famiglie, coordinamento per tutta la zona, è un esempio di questo non governo delle politiche sociali. Vogliamo le politiche sociali al centro dell'agire amministrativo e rivedere la costituzione delle Società della Salute.

  6. Il sistema sanitario, anche locale, sta subendo una destabilizzazione pericolosa che richiede urgente revisione. Noi siamo senza incertezze per una sanità pubblica. Nella nostra area è stata fatta una propaganda di promesse di investimenti, ma quello che invece abbiamo avuto è un sensibile arretramento dei servizi e un peggioramento delle liste d’attesa. Occorre reinvestimento sul pubblico a partire dalle Case della Salute e una diffusa e vera ‘sanità d’iniziativa’ e prevenzione. È necessario battersi anche sulla qualità dei servizi ospedalieri di zona (perdita di medici specialisti, non chiarezza della pianificazione della funzione dei diversi presidi, aggravamento delle condizioni di lavoro dei sanitari,..). I comuni debbono riacquisire un ruolo nella programmazione.

per adesioni scrivere a: coalizionecivica.empvald@gmail.com


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